Ho sentito parlare del Ladakh al mio secondo viaggio in India, allora sapevo solo che era un posto sperduto a nord, da qualche parte in mezzo tra la catena del Karakorum e la catena Himalayana, poi ho visto delle foto ed ho subito pensato che dovevo assolutamente andarci. C’è voluto qualche anno prima che si realizzasse la questa possibilità e, come immaginavo, è stata un’avventura da ricordare. Approfittando di una fiera del turismo a Delhi la decisone di allungare di qualche giorno la mia permanenza, per partecipare ad un tour in Ladakh ,è stata immediata e, da qui, è partito il mio viaggio.
Un viaggio in altitudine
A Delhi, verso metà settembre, la temperatura era incredibilmente calda ma non così umida come dovrebbe essere sul finire del monsone. Partire da Delhi ed arrivare direttamente a 3.500 di altitudine è già un’avventura. Si perché l’aeroporto di Leh si trova in mezzo a montagne alte oltre 6.000 metri. L’aeroporto di Leh è caotico, polveroso, piccolo ma pieno di gente, una specie di avamposto circondato da mezzi militari e jeep che attendono viaggiatori avventurosi o consegnano merce. Un po’ quello che ci si aspetta da un posto simile, sembra di essere finiti in un film. Oltre all’impatto con l’aeroporto quello che colpisce è l’aria, o meglio la mancanza d’aria, a 3.500 mt é talmente rarefatta che ogni piccolo movimento diventa pesante da far girare la testa. Per acclimatarci, come è bene fare quando si sale rapidamente in altitudine, il primo giorno ci si dedica al completo relax. Un pasto leggero con i momo e zuppa di aglio, che dicono aiuti con l’altitudine, tanta acqua e tanto riposo. Non ci facciamo però mancare una piccola passeggiata in centro a Leh per vedere un monastero e qualche negozio, da sempre volevo acquistare una campana tibetana e questo è il posto giusto.
Dopo esserci un po’ abituati all’altitudine inizia la nostra esplorazione di Leh e delle montagne circostanti, i monasteri arroccati in posizioni strategiche sono uno spettacolo che ti lascia senza fiato, anche per la mancanza di ossigeno. Qui il buddismo è di origine tibetana e si respira ovunque, pace e tranquillità tra le mura ed il legno di questi monasteri che celano antiche tradizioni ed una spiritualità che ti conquista immediatamente.
Khardung, il passo carrabile più alto del mondo
L’avventura più grande però di questo viaggio è raggiungere la valle di Nubra, un luogo isolato dal mondo dove l’unica via di accesso è una lunghissima strada che attraversa il Khardung La Pass a 5.300 metri di altezza. La parte più impervia di questo percorso in auto, che dura circa 6 ore, è completamente sterrata e permette di ammirare un panorama surreale, desolato e brullo, quasi a toccare le cime più alte del mondo che svettano all’orizzonte. L’avamposto del Khardung La Pass è una postazione militare molto spartana dove vengono controllati i nostri permessi prima d’iniziare la discesa sulla Nubra, tra altri panorami mozzafiato ed incontrando qualche yak che ci attraversa la strada placidamente.Siamo finiti in un mondo parallelo, come sospeso nel tempo.
La Valled di Nubra
La valle di Nubra è ancora più isolata rispetto a quello che abbiamo visto finora ma queste grandi montagne che la circondano permettono, con nostro stupore, la coltivazione di frutta come mele e le famose albicocche di questa zona. Ancora più strano, se si prosegue nel visitare la valle, troviamo una parte desertica con dune di sabbia e cammelli e siamo catapultati in un altro scenario. Al di là delle montagne c’è il Pakistan, dall’altra parte la Cina, e noi nel mezzo sembriamo ancora una volta finiti in un film. Anche qui i monasteri sono spettacolari, ancora più antichi e silenziosamente custoditi, pura magia e mistero. Uno dei momenti più belli del viaggio è l’essere ospitati da una famiglia locale che gestisce una guest house e ci racconta cosa significa vivere tra queste montagne, soprattutto nel lungo e freddo inverno. Ci viene offerto un pranzo delizioso fatto con tutti prodotti locali, tutto estremamente buono e saporito, questo si che è assolutamente Bio!
Rimaniamo in questa valle dimenticandoci il mondo che abbiamo lasciato a casa, come ad essere in un’altra dimensione ma ci risvegliamo al momento di ritornare a Leh, dobbiamo attraversare di nuovo il Khardung La Pass a 5.300 metri e lassù, sulle cime più alte, grandi nuvole nere non fanno presagire niente di buono. E come era prevedibile, una volta raggiunti i 4.000 metri di altezza, inizia a nevicare, fa freddo, la temperatura segna i 14 gradi sotto lo zero, abbiamo ancora parecchia strada da fare ed inizia a fare buio. Con un po’ di difficoltà raggiungiamo il passo, non so se tremiamo più dal freddo oppure dalla mancanza di ossigeno, scendiamo giusto il tempo di toccare la neve, sgranchirci un attimo e via, di nuovo verso valle in direzione Alchi, stavolta sotto una pioggia torrenziale su una strada piena di tornanti ed al buio, io preferisco non pensarci. Ovviamente arriviamo a tarda sera stanchi ed infreddoliti ma la zuppa calda che ci attende ci riscalda finalmente l’umore ed una buona dormita ci dà la carica per affrontare nuovamente la giornata.
Alchi è coperta di nuvole, il tempo non è dei migliori ma riusciamo ugualmente a fare le nostre visite, ammirando il monastero più antico di questa zona per poi essere ospitati da una famiglia locale e riscaldarci ancora con un delizioso the, frutta secca e biscotti fatti in casa prima di rientrare a Leh per la nostra ultima notte in Ladakh. Pensavo che questo posto fosse avventuroso, ne ho avuto la prova sul Khardung La Pass ma anche la riprova al momento di partire, visto che la bufera di neve del giorno precedente a valle si è tramutata in una pioggia che ha messo completamente in tilt il piccolo, caotico e polveroso aeroporto di Leh. Così con pazienza, tanta, tanta pazienza aspettiamo accampati queste lunghe 7 ore prima che arrivi finalmente il nostro aero per Delhi. Inconvenienti che capitano quando si viaggia soprattutto in un posto così sperduto dove i turisti sono ancora pochissimi ma, fortunatamente, avere i compagni di viaggio giusti ed un’organizzazione alle spalle aiuta ad affrontare ogni situazione. Arrivati a Delhi ci attende il nostro referente, passerò ancora una notte in India per poi rientrare in Italia dopo questa lunga ed incredibile avventura.
Cosa porto a casa da questo viaggio
Del Ladakh ricorderò per sempre i paesaggi, la pace e tranquillità dei monasteri, il profumo dell’incenso, i colori dei mandala, la gentilezza e l’ospitalità della gente, i piccoli monaci che sorridono con gli occhi, la confettura di albicocche ed il sapore delle mele nel giardino della nostra guest house a Nubra, l’avventura con la neve sul Khardung La Pass a 5.300 metri, il mio rientro turbolento ripagato dalla vista in volo sulla catena Himalayana innevata con il K2 sullo sfondo, questo si che valeva la pena vedere!
Un viaggio impegnativo ma assolutamente indimenticabile, da portare per sempre nel cuore.
Michela Aldegheri
Viaggio in Ladakh, India
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